I tre messaggi di Zingaretti: a Conte, al Pd ed ai 5 Stelle

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La riunione della Direzione Nazionale del Pd. Zingaretti dice a Conte che è ora di cambiare passo. Al Partito che il dialogo con il M5S deve essere tentato. Ed ai grillini che sul Mes non si fanno passi indietro.

Un segnale a Giuseppe Conte, uno al Partito Democratico, uno al Movimento 5 Stelle. Nicola Zingaretti innesta la marcia e fa aumentare i giri nel motore. Lo fa intervenendo alla Direzione Nazionale del Pd. Al Governo dice che è finito il tempo di procedere a tentoni ma bisogna cambiare passo e farlo subito. Al suo Partito dice che per le Comunali decidono i territori e si deve tentare il dialogo con il Movimento 5 Stelle. Al M5S manda a dire che sul Mes non cambia idea e che secondo lui è fondamentale.

Pd di nuovo centrale
Nicola Zingaretti. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Le ultime elezioni “dovevano essere la tomba del Pd, e invece hanno restituito al Partito nuova centralità“.

Mette l’accento sul risultato delle Regionali. Non è stato un colpo di fortuna ma un risultato cercato, costruito, voluto. Perché il Pd targato Zingaretti sarà poco pirotecnico ma ha iniziato a rimettere sul piatto della bilancia un concetto che pesa molto negli italiani: la concretezza.

Dice il Segretario “Possiamo ritenerci soddisfatti dell’esito elettorale, dopo il risultato positivo delle europee e le vittoria alle amministrative“. Anche perché c’è il risultato della Valle d’Aosta: un accordo politico negli ultimi giorni ha rimesso anche in quel caso il Partito Democratico al centro dell’azione politica. “Con l’accordo in Valle d’Aosta le Regionali si chiudono con 4 a 3, un risultato molto positivo che ha spazzato via le aspettative di cappotto della destra“.

Il riferimento è a Matteo Salvini che nei giorni precedenti il voto aveva profetizzato un 7-0 per il centrodestra.

L’ora delle riforme
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Per il Segretario, il Paese ha dato un segnale chiaro. Che non tutti si attendevano. Lo ha fatto con il Referendum. Il segnale non è tanto che gli italiani vogliano ridurre il numero dei parlamentari. Ma che gli italiani vogliono le riforme, pretendono un Paese che funzioni e sia efficiente.

Ora è possibile” portare avanti le riforme legate al referendum. Ma “tutti i nodi aperti occorre affrontarli senza indugi. Non possiamo tenere aperti per settimane, con polemiche, questi dossier“.

Perché il problema vero è proprio questo: l’infinita discussione per buttarla in caciara, far impantanare il dibattito nella palude. Non arrivare mai ad una soluzione e lasciare tutto com’è. Nicola Zingaretti ha detto alla Direzione che non è questa la linea del Pd.

Maledetto Covid-19
Provette con Coronavirus © Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Sul virus, arriva la risposta ai negazionisti. A quelli come Salvini che non sopportavano la mascherina. L’ha vissuto tra i primi, quando le cure erano ancora approssimate e si procedeva a tentoni. Ha rischiato all’epoca Nicola Zingaretti, è stato ad un passo dal finire in ospedale.

Per questo oggi dice che contro il Covid “la battaglia è durissima, il virus non è stato mai sconfitto. I dati destano molta preoccupazione”. E quando parla di dati non si riferisce solo al suo Lazio, non pensa solo al Paese. È lo scenario complessivo a preoccupare “anche per la situazione di allarme rosso che riguarda l’Europa“. (Leggi qui La responsabilità della seconda ondata? Del premier Conte e del Governo).

Qui c’è la seconda stilettata a matteo salvini ed alcuni ambienti del centrodestra. “Ora emerge la verità, il nemico non erano e non sono le regole ma il virus. Con le regole, sacrifici, il lavoro faticoso di tutto comparto sanità, siamo riusciti a contenere il contagio”.

La parola magica è unità
Nicola Zingaretti

La parola magica è sempre la stessa: Unità. E Nicola Zingaretti la chiede al Pd per tutto il Paese. “Serve più che mai un Paese unito per lotta a un nemico di tutti.

È tempo della responsabilità collettiva che non significa scaricare sui cittadini il peso enorme della lotta al virus ma collaborare ciascuno con i propri comportamenti per sbarrare la strada al contagio“.

Dietro l’angolo c’è il rischio di un nuovo lockdown che l’economia del Paese non può permettersi. “Vedremo se le decisioni prese sono sufficienti. Occorre fare un appello a tutti perchè anche i provvedimenti più difficili ritenuti necessari vengano rispettati in uno spirito di comunità“. Proprio per questo il Segretario ha invocato una “alleanza politica con la cultura, la scuola, le imprese, i lavoratori, i mezzi di informazione affinchè si costruisca insieme un messaggio di allarme che non deve trasformarsi in panico“.

Basta polemiche
Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Matteo Renzi

L’indole è quella di aggregare e non di escludere. Anche se i nomi sono quelli di Matteo Renzi e di Luigi Di Maio, gente lontana anni luce dal suo modo di vedere e di pensre.

Basta polemiche nella maggioranza. Renzi ha pronunciato parole nuove e positive. Di Maio e gran parte del M5s hanno sviluppato maggiore fiducia rispetto all’azione comune. Dobbiamo promuovere e scommettere su una azione unitaria non per distruggere e indebolire ma per cercare una visione comune e produrre stabilità che non sia immobilismo“.

Il Paese però attende un segnale. Chiaro. La tattica dell’annacquamento usata da Conte durante la prima fase poteva andare bene allora. Oggi invece il Paese vuole chiarezza. Nicola Zingaretti ne è consapevole: “Occorre dare un segnale all’Italia in queste ore, la politica torna protagonista se si carica di questa missione. – ha spiegato – Occorre dare segnali più univoci, corali, comuni, di maggiore responsabilità e unità, se segnali eccezionali sul fatto che in questo momento difficile noi ci siamo al fianco di chi è solo e di chi non ce la fa”.

Il messaggio di Zingaretti a Conte

Il messaggio al governo è chiaro. Basta procedere a tentoni. “Con questo mare in tempesta non è il momento di navigare a vista, in questi mesi l’azione di governo è stata efficace per contenere la pandemia e dare centralità all’Italia nel contesto europeo. Adesso c’è bisogno di un cambio di passo“.

I segnali ci sono. “È molto positiva la volontà di lavorare al patto di legislatura espressa dalle forze di governo e accolta da Conte” ha sottolineato il segretario del Pd.

Il dialogo con il M5S

Sulle elezioni, dice apertamente che la via passa per il dialogo con il Movimento 5 Stelle. Almeno bisogna provarci. Per le prossime comunali si decide “territorio per territorio, città per città in totale autonomia. Abbiamo la possibilità di vincere anche la prossima primavera“.

Non ci saranno candidati imposti dall’alto. “Nessun verticismo, ascoltare ogni città, guardare agli interessi delle città e delle autonomie, nel rispetto del territorio anche nelle scelte politiche sulle candidature e sulle coalizioni. Una responsabilità per i gruppi dirigenti territoriali alla quale rispondere con intelligenza“.

Poi il passaggio chiave sui rapporti con il Movimento 5 Stelle. Al quale ricorda che già altre volte sono andati divisi alle urne ma la vittoria per i grillini non è mai arrivata. “Auspichiamo una alleanza larga, anche con il M5s. Abbiamo combattuto e vinto anche da soli, ma c’è la necessita di provarci -ha chiarito Zingaretti-. Ma lo dico rivolgendomi a tutti, no a baratti nazionali o geometrie di vertice. Tutto dovrà essere misurato nei territorio, tutto maturato nelle città, a livello locale“.

Il Mes serve

David Sassoli nella sede del Parlamento Ue

A cosa fa riferimento quando parla di baratti? Una cosa sulla quale Zingaretti non è disposto a discutere è l’utilità del Mes. È sempre più convinto che il Paese non possa rinunciare a quei fondi europei.

Il governo presenti al più presto al Tavolo del programma di legislatura un progetto da concordare con le Regioni per la nuova Sanità italiana. Puntiamo ad aver la migliore Sanità del mondo con un programma credibile, indicando come finanziarlo e con un cronoprogramma di realizzazione“.

Sul Mes si è sviluppata discussione molto accesa. Il Segretario riconosce che forse è stata “aspra e non fondata su i dati reali. Il confronto non può essere ideologico come pretenderebbe il M5s, ogni posizione non può costituire una bandierina inamovibile -ha spiegato il segretario del Pd-. Occorre un confronto nel merito: il Mes è una linea di credito con interessi più bassi, anche se fosse solo risparmio gli interessi sarebbero comunque circa 300mln all’anno, 3mld in 10 anni. Una cifra significativa“.

Zingaretti ha sottolineato “Noi, anche con il ministro Gualtieri, riteniamo utile che si acceda a questo prestito“.